Monrelae, 26 maggio 2013. Nella splendida cornice del Duomo di Monreale, sotto la sguardo paterno del gigantesco Cristo benedicente, in greco Pantocrator con al disotto la Madonna col Bambino e circondati da Angeli e Santi che dalle brillanti tessere di mosaico che estendendosi per oltre 6.000 metri quadri raccontano la storia del Nuovo e del Vecchio Testamento, S.E. Reverendissima il Card. Renato Raffaele Martino Gran Priore del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e S.E. Rev.ma Mons. Michele Pennisi Arcivescovo di Monreale e Priore per la Sicilia del predetto Ordine hanno celebrato il solenne pontificale in occasione del XVII Centenario dell’Editto di Costantino e per l’investitura di nuovi cavalieri e dame dell’Ordine Costantiniano.
Dopo la solenne investitura dei cavalieri di grazia ecclesiastica Mons. Mario DI PIETRO; Mons. Giacinto TAVILLA;Don Michele CROCIATA;Don Pasquale DI DIO;Padre Mario SAVARESE; Padre Giorgio TERRASI; Don Antonino RIVOLO; Don Giuseppe TUTINO e dei cavalieri di merito Col. GdF Gianni CESÁRI, Col. CC Enrico SCANDONE; Ten. Col. EI Alessandro PALAZZOLO; Avv. Antonino AMATO; Dott. Francesco Paolo GUARNERI; Dott. Giuseppe MATRANGA; Dott. Carmelo LA ROSA; Dott. Salvatore TROVATO; Prof. Francesco Paolo SALPIETRO; Cap. di Corvetta Pietro DI GIOVANNI; Avv.Ettore ZAGARESE
Dott. Giovanni QUARANTA; Dott. Emanuele MORETTI ; e le promozioni a Cavaliere di merito con placca dei Cavalieri Vincenzo Triolo, Michele SALERNO, Marcello CANTONE e Vincenzo Nuccio, S. E .Rev.ma il Cardinale su espresso desiderio di S.A.R. il Principe Carlo di Borbone delle Due Sicilia – Duca di Castro ha insignito il delegato vicario Nobile Comm. Antonio di Janni del titolo di Cavaliere di Gran Croce.
Prima dell’inizio del solenne pontificale il Gonfalone del Comune di Monreale è stato decorato da S. E. l’Ambasciatore Giuseppe Balboni Acqua e dai due prelati della Medaglia d’Oro dell’Ordine che S.A.R. ha voluto conferire su proposta della Delegazione della Sicilia per i particolari meriti a seguito del recupero statico conservativo, storico ed artistico dell’ex Convento dei Benedettini oggi conosciuto come complesso monumentale Guglielmo II nell’omonima piazza e per l’impegno al recupero di altri manufatti storici.
Il Delegato Vicario nel suo indirizzo di saluto ha evidenziato l’attualità dell’antico Ordine cavalleresco ed ha richiamato i valori ed i principi che dall’Editto ad oggi consentono libertà di coscienza e libertà etica unite in Cristo. Cioè vivere e diffondere certi valori fondanti come la dignità umana e operare con intento di far trionfare il bene della società in cui ci muoviamo. In questo contesto emerge lo spirito di tutti gli appartenenti all’Ordine e con questi sentimenti si realizzano tante opere di carità come i pranzi per i poveri e non solo in collaborazione con le parrocchie con a capo cappellani costantiniani.
Fiore all’occhiello della Delegazione siciliana la realizzazione dell’ospedale di Hoima in Uganda.
Particolarmente .significativo è stato l’esempio ispirato dal luogo normanno dell’evento, ogni cavaliere è un tassello che come le tessere di un mosaico deve capire qual è il proprio posto e aiutare gli altri a capire quale il proprio, perché si formi il mosaico della solidarietà, dell’amore e della fede.
Un ringraziamento particolare è stato riservato a S.A.R. il Principe Carlo di Borbone delle due Sicilie – Duca di Castro per aver consentito che il glorioso labaro dell’Ordine, benedetto da Sua Santità Benedetto XV, custodito a Roma sostituisse il labaro della Delegazione Sicilia per l’importante evento.
Subito dopo ha preso la parola S. E. Rev.ma Mons. Pennisi che dopo il saluto a Sua Eminenza ed alle autorità ha evidenziato la ricorrenza dell’Editto di Costantino ed i valori dell’Ordine costantiniano.
In particolare Mons. Pennisi ricordava: “Ricorre quest’anno il 1700° anniversario dell’apparizione del segno vittorioso della Croce all’imperatore Costantino a Ponte Milvio e del cosiddetto Editto di Milano, l’atto con cui nel 313 d.C. Costantino, imperatore d’Occidente, e Licinio, imperatore d’Oriente, concessero ai cristiani e a tutti gli altri libera scelta di seguire il culto che volessero.
L’anniversario dell’Editto di Milano rappresenta un’occasione per continuare a riflettere su libertà religiosa, laicità dello Stato, ruolo pubblico della religione: temi che restano fondamentali per la qualità della democrazia nel nostro Paese.
L’Editto di Milano rappresenta nell’immaginario collettivo uno spartiacque sulla presenza dei cristiani nella società, che ha avuto un effetto reale nella storia. Esso segna infatti l’uscita dalle catacombe, la fine delle persecuzioni e della Chiesa primitiva, ma soprattutto marca l’inizio del tempo della cristianità sulla base del riconoscimento pubblico della verità del cristianesimo.
Il Concilio Vaticano II con la dichiarazione conciliare Dignitatis humanae , che ha riconosciuto che “la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa”, rappresenta un nuovo inizio in quella storia della libertà di cui anche l’Editto di Milano è uno snodo cruciale.
L’anno costantiniano invita a rileggere questa complessa vicenda storica, per consolidare, con la libertà che sgorga dalla verità, il rinnovamento del nostro immaginario, a partire dall’esperienza che facciamo in quanto cristiani di essere trovati e posseduti dalla Verità che è Gesù Cristo, ben più che di cercarla e possederla e quindi anche imporla.
Le celebrazioni dell’anniversario costantiniano ci invitano a considerare la libertà religiosa come un diritto fondamentale che sta a fondamento di ogni altro diritto umano e ripropongono alla nostra attenzione la necessità di testimoniare un nuovo umanesimo plenario , che deve avvenire nel rispetto della natura plurale della nostra società.
Oggi i cavalieri e le dame che sono investiti delle insegne dell’Ordine Costantiniano, non partono per le crociate alla riconquista della Terra Santa né si prefiggono di partecipare a battaglie cruente in difese della fede , ma si impegnano a testimoniare, con l’aiuto di Dio vivente nella Comunione trinitaria, il proprio impegno per la pace, costruita sui quattro pilastri indicati dal beato papa Giovanni XXIII nella Pacem in Terris della libertà, della verità, della giustizia e dell’amore con le sole armi della luce che ci indica il Nuovo Testamento: la corazza della fede e della carità, l’elmo della speranza della salvezza, la spada della parola di Dio e dello Spirito Santo.
Per intercessione di San Giorgio chiediamo alla Ss. Trinità che ognuno di noi possa testimoniare con la propria fede la presenza del Dio Uno e Trino nella nostra vita, con la propria speranza il destino dell’uomo fatto per la vita eterna , con la propria carità l’amore che Dio verso tutti “.
L’intervento di Sua Eminenza è stato il prologo per la celebrazione eucaristica vera e propria.
Ed all’omelia S.E. il Cardinale Martino iniziando dalla prima lettura “Prima che la terra fosse, già la Sapienza era generata” (Proverbi 8, 22 -31) e dal Vangelo di Giovanni (16, 12 -15) porta l’assemblea alla comprensione del mistero della SS Trinità.
Il giorno di Pentecoste Gesù comunica se stesso ai discepoli per mezzo dell’effusione dello Spirito Santo. La piena rivelazione di Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo si ha nel mistero della Pasqua, quando Gesù dona la vita per amore dei suoi discepoli. Bisognava che questi sperimentassero innanzitutto il supremo dono dell’amore compiuto da Gesù per comprendere la realtà di Dio Amore che dona tutto se stesso. Egli, oltre a perdonare i peccati e a riconciliare l’uomo con sé, lo chiama ad una comunione piena di vita (“In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me ed io in voi”: Gv 14,20); gli rivela la ricchezza dei suoi doni e della speranza della gloria futura (Ef 1,17-20); li chiama ad una vita di santità e di donazione nell’amore al prossimo (“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati”: Gv 15,12). Anch’essi sull’esempio del loro maestro sono chiamati a dare la vita per i fratelli (“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”: Gv 15,13). Per ora essi sono incapaci di accogliere e accettare tali realtà. Lo Spirito Santo farà entrare nel cuore degli apostoli l’amore di Cristo crocifisso e risuscitato per loro, li consacrerà a lui in una vita di santità e d’amore, li voterà alla salvezza delle anime. Non saranno più essi a vivere, ma Gesù in loro (cf. Gal 2,20). Ogni cristiano nel corso del suo cammino è chiamato ad arrendersi all’amore e allo Spirito di Cristo crocifisso e risorto. Oggi è il giorno della decisione.
Si afferma, con facilità, che tutti i popoli – anche i non cristiani – sanno che Dio esiste e che anche i ‘pagani’ credono in Dio. Questa verità condivisa – pur con alcune differenze, riserve e la necessità di purificare immagini e rapporti – è la base che rende possibile il dialogo fra le religioni, e in particolare il dialogo fra i cristiani e i seguaci di altre religioni. Sulla base di un Dio unico comune a tutti, è possibile tessere un’intesa fra i popoli in vista di azioni concertate a favore della pace, in difesa di diritti umani, per la realizzazione di progetti di sviluppo e crescita umana e sociale. Su questo fronte abbiamo visto gesti coraggiosi e positivi di intesa e collaborazione, promossi anche da grandi Papi, come Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II; ma sempre nella chiara consapevolezza che tutto questo è soltanto una parte dell’azione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo.
Per un cattolico l’orizzonte di relazioni fondate sull’esistenza di un Dio unico non è sufficiente, e tanto meno lo è per un missionario cosciente della straordinaria rivelazione ricevuta per mezzo di Gesù Cristo, rivelazione che abbraccia tutto il mistero di Dio, nella sua unità e trinità. Il Vangelo che il missionario porta al mondo, oltre a rafforzare e perfezionare la comprensione del monoteismo, apre all’immenso, sorprendente mistero del Dio-comunione di Persone. La parola ‘mistero’ è da intendersi più per ciò che rivela che per quello che nasconde. In questa materia è meglio lasciare la parola ai mistici. Per S. Giovanni della Croce “c’è ancora molto da approfondire in Cristo. Questi infatti è come una miniera ricca di immense vene di tesori, dei quali, per quanto si vada a fondo, non si trova la fine; anzi in ciascuna cavità si scoprono nuovi filoni di ricchezze”. Rivolgendosi alla Trinità, S. Caterina da Siena esclama: “Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo, e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile; e l’anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna”.
La rivelazione cristiana del Dio trino offre parametri nuovi sul mistero di Dio. Sia in se stesso, sia nei suoi rapporti con l’uomo e il creato, come pure per le relazioni fra le persone umane. Un anonimo ha trasmesso il seguente dialogo, scarno ma essenziale, tra un musulmano e un cristiano.
– Diceva un musulmano: “Dio, per noi, è uno; come potrebbe avere un figlio?”
– Rispose un cristiano: “Dio, per noi, è amore; come potrebbe essere solo?”
Si tratta di una forma stilizzata di ‘dialogo interreligioso’, che manifesta una verità fondamentale del Dio cristiano, capace di arricchire anche il monoteismo ebraico, musulmano e delle altre religioni. Infatti, il Dio rivelato da Gesù (Vangelo) è soprattutto Dio-amore (cf. Gv 3,16; 1Gv 4,8). È un Dio unico, in una piena comunione di Persone. Egli si rivela a noi soprattutto come un “Dio misericordioso e pietoso” (I lettura); “Dio ricco di misericordia” (Ef 2,4).
È questo il vero volto di Dio che tutti i popoli hanno il diritto e il bisogno di conoscere dai missionari della Chiesa. Per questo, afferma il Concilio, “la Chiesa pellegrinante è missionaria per sua natura, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il progetto di Dio Padre” (Ad Gentes 2). Nei primi numeri dello stesso Decreto il Concilio spiega l’origine e il fondamento trinitario della missione universale della Chiesa, offrendo, tra l’altro, una delle più alte sintesi teologiche di tutto il Concilio.
Al termine del sacro rito un pranzo di gala presso il Complesso monumentale Guglielmo II ha concluso l’intensa giornata, nel corso della conviviale è stata donata a tutti i partecipanti una medaglia appositamente coniata dalla Delegazione della Sicilia per ricordare l’evento.